La biodiversità negli spazi urbani
Suggerimenti pratici per salvare e ripristinare oasi naturali
Salvare la biodiversità
Consigli per delle buone pratiche di gestione del giardino, per favorire l’armonia e il benessere di tutte le forme di vita all’interno dello spazio verde, per salvaguardare la flora, la piccola fauna, gli uccelli, le farfalle e gli insetti impollinatori.
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Trattare le piante con rispetto, collocarle in luoghi ideali ai loro bisogni di crescita e basarsi sulle buone pratiche del ciclo naturale.
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Sostituire i concimi chimici e minerali con prodotti organici e soprattutto ridurre l’impiego di azoto. Questo in particolare per il tappeto erboso.
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Irrigare solo lo stretto necessario, non viziare la vegetazione a dimora in terra con continue annaffiature.
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Limitare lo sfalcio frequente dei prati e potature eccessive delle siepi. Di regola lasciare crescere e fiorire la flora indigena.
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Per combattere malattie e insetti dannosi, rinunciare all’impiego di prodotti fitosanitari, i cui principi attivi si rivelano spesso dannosi per l'uomo, la fauna, il suolo e le acque di falda. Provare invece rimedi fatti in casa con “ricette naturali”, oppure con microorganismi e optare per delle piantagioni strategiche (vedi in calce).
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Scegliere piante autoctone che favoriscono gli insetti pronubi, ossia quelli che trasportano il polline da un fiore all'altro, permettendo l'impollinazione e la conseguente formazione del frutto, importante nutrimento della microfauna.
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Individuare punti del proprio spazio verde dove vivono in maniera concentrata gli insetti e preservarli.
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Inserire con criterio degli elementi di rifugio e di riproduzione per la piccola fauna, come ad esempio muri a secco, mucchi di legna e fogliame, hotel per insetti, ecc., e collegare i vari ambienti con dei “corridoi naturalistici”.
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Evitare di illuminare il giardino di notte.
Ripristinare la biodiversità in città
Rinaturare una superficie che è stata deturbata non è cosa semplice, e soprattutto la sua trasformazione non sarà immediata. Il tassello fondamentale che sta alla base della riuscita è la nostra presa di coscienza e la volontà di voler gestire uno spazio in maniera più sostenibile e naturale possibile. Ripristinare la biodiversità non si limita alla semina di fiori selvatici, ma comporta la messa in atto di tutta una serie di pratiche che permettano alla fauna e alla flora di reintegrarsi sulla superficie (vedi salvare la biodiversità). Chi vive in città può fare molto per la biodiversità. Uno studio condotto dal Politecnico di Zurigo mostra che molti piccoli spazi verdi, come le linee del tram, le aiuole attorno agli alberi o un angolo di giardino pieno di piante selvatiche, forniscono un habitat per un enorme numero di specie e questo nel bel mezzo della città.
Le nostre città necessitano di piante fiorite. Nella lotta contro l’estinzione delle specie ogni metro quadrato conta. Non sembra vero, ma molte piccole aree verdi possono avere insieme un effetto tanto importante quanto poche superfici di grandi dimensioni. Infatti, la ricerca, di cui sopra, afferma che non è molto importante che queste superfici siano molto grandi, ma piuttosto che ve ne siano abbastanza, non soltanto alla periferia, ma anche all’interno delle città. La regola di base emersa è che occorrono almeno 4 m2 di natura ogni 50 metri. La vicinanza e il collegamento di questi ambienti naturali è un fattore molto importante per tutta la fauna, soprattutto nello spazio urbano: in questo modo le specie oltre a trovare sempre riparo e cibo, possono incontrarsi tra di loro e riprodursi.
Nelle città, gli spazi attorno agli alberi si prestano bene alla flora selvatica e per creare luoghi pieni di vita. Gli alberi, per rifornirsi di acqua, necessitano preferibilmente ai loro piedi della vegetazione, che permette all’acqua di filtrare nel terreno evitando l’erosione superficiale. Gli alberi, con la loro ombra, permettono inoltre di mitigare il clima torrido in città. La presenza di flora selvatica favorisce inoltre la diffusione delle farfalle e degli altri insetti impollinatori, che sono la base della vita per noi uomini. Senza dimenticare che le piante selvatiche non favoriscono soltanto gli insetti, ma anche la piccola fauna.
Una grande biodiversità è dunque possibile anche in città e ognuno di noi è un tassello importante per proteggere la biodiversità. Non si chiede a nessuno di lasciare rinselvatichire tutto il proprio giardino, bensì di creare un valore aggiunto. È infatti sufficiente lasciare uno spazio poco utilizzato alla natura e piantarvi o seminarvi un po’ di flora selvatica indigena.
Cosa è una piantumazione o una semina strategica?
La piantumazione strategica è una forma di piantumazione di alberi, arbusti e piante erbacee che persegue vari obiettivi, ossia:
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la maggior biodiversità possibile a livello vegetale.
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la preservazione della flora autoctona.
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l’utilità per gli insetti impollinatori e per la loro riproduzione.
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la resilienza ai periodi di caldo, di freddo e di siccità.
Per realizzare una piantumazione strategica occorre utilizzare la più grande varietà possibile di piante, che, nel loro insieme, garantiscano un lungo periodo di fioritura, dalla primavera fino all’autunno.
È importante inoltre scegliere piante adatte al terreno, ad esempio piante acidofile per terreni acidi, piante che crescono bene all’ombra per luoghi poco soleggiati, oppure piante con poche esigenze di acqua per terreni molto permeabili ed esposti direttamente al sole. Indicazioni in merito si trovano per ogni specie di pianta su internet.
Da notare che una piantumazione effettuata in modo strategico limita parecchio la diffusione delle malattie e degli insetti dannosi, che in genere sono specializzati su un solo tipo di pianta. Ecco perché, in una siepe fatta esclusivamente di una sola specie di arbusti, le malattie si diffondono in modo estremamente rapido, come illustrato ad esempio dalle siepi di lauroceraso, quasi tutte rovinate da malattie fungine, come l’oidio, la trecheomicosi o la clorosi fogliare, oppure infestate da insetti, come l’oziorrinco, la cocciniglia e la metcalfa pruinosa.
In genere le piante più resilienti sono le specie autoctone, che sono particolarmente adattate al clima e al tipo di terreno locale (vedi liste di specie adatte all’impiego).